
Immigrazione, accoglienza di profughi e rifugiati, modello toscano e business dell’ accoglienza. OK!Mugello ha realizzato (grazie al giovane giornalista Simone Cosimelli), su questo tema, due interviste speculari a Giovanni Donzelli e a Fiammetta Capirossi. Dopo aver pubblicato quella a Donzelli (clicca qui) tocca ora alle risposte di Fiammetta Capirossi: Fiammetta Capirossi è nata a Scarperia nel giugno del 1965. Da anni impegnata nel volontariato culturale e folcloristico, ha lavorato presso l’ufficio tecnico del Comune di Borgo San Lorenzo ed è stata poi chiamata a ricoprire, nel 2005, il ruolo di assessore nel Comune di Scarperia (poi Scarperia e San Piero). Nel 2015 viene eletta consigliere regionale per il partito Democratico. Con lei, parliamo di immigrazione Dal gennaio sono sbarcate in Europa più di 315mila persone, di cui oltre 140mila in Italia. I numeri, almeno da noi, sono in linea col 2015 (132mila nello stesso periodo) ma decisamente superiori agli anni passati. Sembra un fenomeno storico, che non si interromperà a breve. Stiamo subendo realmente questa situazione oppure, come denunciano in tanti, l’allarmismo mediatico fa la sua parte? «L’Italia sta governando il processo degli sbarchi nel migliore dei modi, considerando le risorse a disposizione e gli aiuti esigui e centellinati da parte della Unione Europea. Le nostre forze dell’ordine, la marina, i volontari, i medici, i sindaci, le prefetture, sotto la guida del ministero, stanno cercando di dare risposte ai tanti che fuggono da guerre e carestie. I media, poi, hanno un comportamento altalenante sull'immigrazione. A volte concorrono a farlo sembrare un’invasione, a volte - e direi specialmente quando arrivano sulle nostre spiagge piccoli corpicini sbattuti dalle onde - cercano di inculcare nel lettore il lato umano e comprensivo del fenomeno». E la Toscana? Oggi sono ospiti 10. 631 profughi e richiedenti asilo, duemila in più rispetto a luglio. Quasi 750 strutture e 225 comuni coinvolti. Il modello rimane quello dell'accoglienza diffusa e dei piccoli numeri senza grandi concentrazioni. C’è chi guarda alla Regione come l’esempio da seguire, chi invece registra continue proteste, dalle amministrazioni ai cittadini. Bisogna continuare su questa strada o cambiare? «A giugno, 78 comuni toscani non avevano ancora accolto migranti, adesso la situazione è un po’ migliorata. Il modello dell’accoglienza diffusa organizzata in piccoli gruppi, è risultato un modello vincente! Sia per l’accettazione da parte dei residenti che per l’integrazione di chi arriva su un territorio. Altre regioni stanno guardando con interesse il nostro modello. Lo scopo è quello di non ghettizzare i migranti, di non isolarli in grandi strutture poco gestibili da ogni punto di vista: sia per il supporto per le pratiche burocratiche–amministrative, sia per organizzare corsi di italiano o di cucina o di quant’altro; sia perché piccole realtà creano minori preoccupazioni anche nella popolazione. Naturalmente, il processo di integrazione non è stato in tutta la Regione dello stesso livello. E qui entra in gioco l’impegno dei sindaci, delle amministrazioni locali, delle comunità, in quanto la comprensione del diverso, il dialogo, la condivisione, fanno sì che si possa arrivare ad una accettazione a 360°. Laddove è stato fatto, i migranti sono diventati cittadini delle comunità che li hanno accolti». Giovanni Donzelli ha lanciato una proposta di legge parlamentare di iniziativa regionale – legge «Taglia Business» – per obbligare i soggetti che si occupano di offrire vitto, alloggio e attività a rendicontare tutte le spese sostenute. Questo perché il giro d’affari sull’accoglienza nel 2016 si aggira intorno ai 4 miliardi, e c’è chi può approfittarne. Come è già successo. La richiesta di maggiore trasparenza, è una priorità? «I soggetti che si occupano di offrire vitto, alloggio e tutti i servizi necessari all’ accoglienza, ricevono il contributo giornaliero direttamente dallo stato, e per questo devono operare in trasparenza. Quando si ricevono contributi, a maggior ragione se pubblici, è normale e auspicabile che venga fornito un rendiconto puntuale su come vengono utilizzati. La trasparenza deve essere il modus operandi di chiunque collabora con le istituzioni. Ricordo che dietro la presa in carico degli immigrati ci sono le Prefetture: che verificano i requisiti delle cooperative, per cui questa dovrebbe essere un’ulteriore garanzia. Detto questo, penso che per chiedere trasparenza non sia necessaria una legge parlamentare». Secondo un recente studio della Fondazione Leone Moressa, il 7,2% dei contributi alle casse dello Stato nel 2015 arrivava da stranieri: più di 6,5 miliardi di euro. In Toscana (con 173mila contribuenti nati all’esterno) quasi il 5% del totale dell’Irpef lo scorso anno è stato versato da stranieri. Tenendo conto di questi dati e che i regolari non comunitari, sul territorio nazionale, ammontano oggi a 4 milioni (potenzialmente in forte aumento e per la maggior parte giovani), gli immigrati possono essere una risorsa? «Vivendo e lavorando in Italia è logico che gli stranieri contribuiscano anche ad incrementare le casse dello Stato con le tasse. Come ben sappiamo chi non ha un lavoro non può rimanere in uno stato per lungo periodo, per cui è tutto collegato: hai il lavoro, rimani e contribuisci. Come del resto fanno i nostri connazionali emigrati in altre nazioni: lavorano e pagano i contributi allo stato che li ospita. Se vogliamo allargare la discussione ad un altro argomento, senza gli immigrati il tasso delle nascite già basso, lo sarebbe ancora di più. Pertanto, avremmo un effetto domino: meno bambini a scuola, meno insegnanti occupate, meno opportunità di scambio tra culture diverse. Quindi sì, gli immigrati sono una risorsa».
Accoglienza, dovere morale o business? La parola a Giovanni Donzelli ~ OK!Mugello
[…] Cosimelli), su questo tema, due interviste speculari a Giovanni Donzelli e a Fiammetta Capirossi (qui). Ve le proponiamo a breve distanza l’una dall’altra. Iniziando da […]