
Fra i tanti splendidi lembi di terra nel nostro Mugello, un posto particolare lo detiene Sant’Andrea a Cerliano in comune di Scarperia, luogo ameno sopra una vaga collinetta dove si gode di un bellissimo paesaggio, dove nacque il prof. Antonio Giovannini, uno dei più grandi ed illustri personaggi mugellani (latinista, grecista, scrittore, storico, docente, giornalista), che abbia avuto Scarperia fra la fine dell’800 e la prima metà del ‘900 (completamente dimenticato), e tornando indietro nel tempo era la chiesa del famoso parroco don Matteo Pinelli che lasciò e fortunatamente ritrovato ed archiviato (è stato scritto anche un libro) un magnifico diario manoscritto di quel che avvenne nel ‘600, periodo in cui Matteo Pinelli era priore dell’antica chiesa di Sant’Andrea a Cerliano. Dette queste poche parole di preambolo, prima di Pasqua parlando con la cara amica Claudia De Fausti, borghigiana, pittrice e scultrice molta brava, ci disse che sarebbe andata a passare la festività del lunedi dell’Angelo ( Pasquetta) a Cerliano, ospite di una famiglia amica, poiché quel giorno sarebbe stata rievocata una antica tradizione del “Fuoco Santo” o del “Focone” come era uso dire all’epoca. Sapevamo anche se larvatamente di questa tradizione, ma abbiamo chiesto alla cara Claudia un resoconto, che ci ha inviato e che pubblichiamo integralmente. Troppo bello per cambiare una sola parola, ed infatti ecco la parola a Claudia De Fausti. "Lo scorso lunedi 6 aprile 2015, giorno di Pasquetta, Cerliano è come tornata indietro nel tempo rivivendo due tradizioni di lontana memoria: il Fuoco Santo -o “focone”- e la ruzzolata delle uova benedette. Il focone, che in realtà veniva fatto alla vigilia di Pasqua ma che in quest’occasione è stato posticipato di un paio di giorni, era un’usanza forse legata a qualche misterioso rito di purificazione. Si bruciavano i “sormenti”, cioè i resti di potatura che di solito si usavano per accendere il forno per il pane, però in quest’occasione ci si si impegnva a serbarne un po', magari con qualche sacrificio. (Una nota: “sormenti”, variante mugellana di sarmenti, è una parola antica che compare anche nel libro Lettera a una professoressa: “Conosco anche i sormenti. Li ho potati, li ho raccolti, ci ho cotto il pane. Lei su un compito m’ha segnato sormenti come errore”...). Genitori e nonni raccontano che c’era una vera e propria gara fra rioni per chi riusciva a fare la catasta più grande e quindi il fuoco più bello e i ragazzi, già molti giorni prima della festa, andavano nei fossi o sugli argini dei fiumi a tagliare macchie e rovi per ingrossare il loro mucchio. In quei tempi di miseria e semplicità estreme era un divertimento di prim’ordine nonché un beneficio non indifferente per l’ ambiente. E dev’essere stato un bello spettacolo vedere, a sera, la campagna brillare di tanti puntini luminosi... La ruzzolata delle uova era invece una tradizione strettamente legata all’usanza della merenda del Lunedì dell’Angelo fuori porta. Si portava il cestino con le uova benedette a Pasqua che, prima di essere mangiate, venivano fatte rotolare giù per una scarpata. Il proprietario dell’uovo che arrivava per primo a valle vinceva ciò che era stato messo in palio: un dolce, un po’ di formaggio o poco più. Lunedì scorso i bambini (e non solo...) presenti si sono divertiti esattamente come i loro coetanei di più di un secolo fa, a testimoniare che in fondo non ci vuole niente più che un pomeriggio in buona compagnia e una bella giornata di sole primaverile per star bene e in allegria... E poi, all’imbrunire, l’evento clou della serata: si è dato fuoco alla catasta delle potature che ha faticato un po’ a prendere ma che ben presto ha rischiarato la campagna con la sua luce ed il suo calore... Il fuoco è sempre uno spettacolo maestoso! Spettacolo a cui la comunità di Cerliano è comunque avvezza poiché in realtà qui la tradizione del fuoco santo è stata portata avanti fino a pochi anni fa (quando -visti i tempi più moderni e di benessere- bruciare i sormenti aveva più il fine di smaltirli… d’altronde le usanze cambiano con i tempi) grazie alla carismatica figura di Tommaso Gatto, pugliese d’origine ma cerlianese di diritto, che nel 1989 ha realizzato il suo sogno d’impiantare su questa terra un’azienda agricola, oggi portata stoicamente avanti dalla moglie Leonetta, dalla figlia Ilaria e dal genero Paolo. Tommaso è stato capace di coinvolgere anno dopo anno, fino alla sua scomparsa, tutto il vicinato in questa bella usanza che era obbligatoriamente accompagnata da una copiosa merenda-cena campestre a base di carne alla brace e vino della casa. Abitudine che quest’anno non poteva non rinnovarsi con viva soddisfazione di tutti i presenti. Una bella giornata di condivisione e giovialità doverosamente dedicata alla memoria di Tommaso –“. Ecco lo scritto e dopo averlo letto ecco la nostra ….invidia ( per modo di dire!) per non essere stati presenti in quel di Cerliano. Bellissimo! (Aldo Giovannini/Claudia De Fausti) Foto 1 (in alto): Tolte le uova sode dal cesto, a sinistra, vengono fatte ruzzolare dal prato in discesa. L’uovo che giunge primo in fondo vince il premio. (Foto Claudia De Fausti) Foto 2 (qui sopra): La Chiesa di Sant’Andrea a Cerliano ( Anno 1 – Foto A. Giovannini) Foto 3 (qui sopra): Il “focone” o “Fuoco Santo” nella notte a Cerliano