La Toscana, una delle regioni italiane più note al mondo per il suo valore paesaggistico, ecologico, storico ed artistico, rischia di essere devastata da una miriade di impianti eolici di proporzioni gigantesche (180 - 200 m come grattacieli di 70 piani). Firmata da tantissime associazioni, comitati e gruppi di liberi cittadini, Italia Nostra trasmette al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani una lettera aperta per salvare dalle speculazioni dell'industria eolica i territori del MUGELLO, VALTIBERINA, VALMARECCHIA E DELLA MAREMMA TOSCANA.
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REGIONE TOSCANA EUGENIO GIANI
WWF Rimini – WWF Forlì Cesena – Italia Nostra Valmarecchia – Italia Nostra Maremma Toscana – Italia Nostra Firenze - Mountain Wilderness Italia aps - Associazione Culturale D’la dè Foss (Al di là del Fosso) APS - I Cammini di Francesco in Toscana - Associazione ALTURA – Club Alpino Regione Toscana – Gioconda Valmarecchia - Prometeo Bike APS - Crinali Bene Comune - A.I.A.C.E. Associazione Italiana per l'Ambiente e Cultura le Emergenze - Associazione Atto Primo Salute Ambiente Cultura – Movimento per la Terra e la Comunità Umana – CTCM Comitato Tutela Crinale Mugellano – Dicomano che Verrà - Forum Ambientalista Toscano - Associazione Pygargus - Comitato Grosseto Aria Pulita - Associazione Grosseto al Centro - GrIG Gruppo d’Intervento Giuridico - Rete Toscana per la Difesa del Verde Pubblico – Appennino Sostenibile
L’Italia è stato il primo paese al mondo a porre in Costituzione, fra i principi fondamentali dello Stato, un articolo che recita: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali. (Articolo 9 della Costituzione, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 27 dicembre 1947, n. 298, edizione straordinaria, come modificato dalla LEGGE COSTITUZIONALE 11 febbraio 2022, n. 1)
Gentile Presidente Giani,
non Le sembra che il sacrificio del paesaggio, dell’ambiente e della biodiversità, in nome della “transizione energetica”, corrisponda piuttosto a un tradimento di questi valori costituzionali?
Da alcune dichiarazioni comparse sulla stampa, emerge come la transizione energetica sia considerata da parte di chi governa la Regione Toscana una urgenza da un punto di vista esclusivamente tecnico, che quindi esclude ogni considerazione degli aspetti territoriali, sociali e culturali e che sottende, di fatto, una fuorviante distinzione tra ambiente e paesaggio.
Come se il paesaggio fosse solo uno sfondo di cartolina.
Vogliamo qui ricordare e sottolineare, invece che frattura non c’è. Paesaggio è ambiente. Ambiente è biodiversità, ecosistemi, suolo. Da tutelare nell’insieme.La Toscana, una delle regioni italiane più note al mondo, per il suo valore paesaggistico, storico, artistico, sta operando il suo compito di tutela? Questa è la domanda che Le vogliamo rivolgere.
I crinali dell’Appennino toscano – come anche le colline della Maremma – rischiano di essere disseminati di impianti eolici di proporzioni gigantesche (vedi monte Giogo di Villore e Valtiberina, quest’ultimi peraltro con importanti ripercussioni sulla confinante regione Emilia Romagna).
Autorizzando questi impianti, si opererebbe con lungimiranza? Che risposta si darebbe, domani, alle generazioni future e, oggi, al mondo intero – che ci invidia le nostre straordinarie ricchezze e che condivide parte del nostro territorio come “patrimonio dell’umanità”?L’Appennino, specialmente con i suoi vasti boschi e le sue ingenti risorse idriche, è dimora e generatore di quei servizi, definiti come «benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano» senza i quali la vita (anche quella delle città) non sarebbe possibile. Ed è un territorio instabile e fragilissimo! Ad alto rischio sismico e idrogeologico, come dimostrato nel mese di maggio, quando, a causa di pochi giorni di pioggia, si sono verificati smottamenti e frane di strade e di intere aree.
L’Europa chiede di puntare sulle fonti rinnovabili, ma la stessa Europa invita a considerare gli effetti cumulativi degli impianti eolici che sono fortemente impattanti perché, al di là dell’aspetto estetico pur importante e di altre ricadute negative sugli equilibri paesistico-territoriali, richiedono opere massicce e fortemente invasive per la realizzazione delle infrastrutture necessarie.
Prendendo in esame i numerosi progetti per impianti eolici di taglia industriale (pale alte 180/200 metri) già autorizzati o ancora in fase di valutazione a livello regionale o ministeriale, è accertato, come descritto in osservazioni già
pubblicate a firma di esperti, che nel territorio appenninico toscano (e in quello collinare maremmano) si verificherebbero, come già accaduto in altre aree italiane, danni non giustificabili quali:
- perdita di biodiversità, che sarebbe compromessa mediante la banalizzazione delle componenti biotiche
- criticità a carico del patrimonio floristico e forestale causa abbattimento di intere aree boschive con, a seguire, interventi estremamente impattanti per l’installazione delle piazzole, dei cavidotti, delle centraline e per la realizzazione di strade per consentire l’accesso di automezzi giganteschi fino in quota. E che andrebbero a sostituirsi a chilometri di sentieristica molto frequentata dal turismo lento tanto declamato nel Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di piano paesaggistico regionale/PIT-PPR del 2015- perdita di individui di specie animali protette, in particolare chirotteri ed uccelli
- frammentazione degli habitat
- illuminazione notturna (obbligatoria per la sicurezza dei voli aerei) di impatto su uccelli e chirotteri, ma anche sulle aree abitate
- impatto acustico, fonte di enorme disturbo per tutte le specie, quella umana compresa.
- impatto sulla stabilità dei versanti e sull’assetto idrogeologico del territorioL’impatto di questi effetti cumulativi è quindi da considerarsi accettabile? Il sacrificio del paesaggio rurale storico e della sua fruizione dolce da parte del sopra ricordato turismo lento (con gravi danni per le aziende agrituristiche e per i tanti borghi locali che si sono faticosamente organizzati in funzione di quello) è davvero necessario? La risposta sensata dovrebbe essere: NO. Soprattutto se, sull’altro piatto della bilancia, si può ben intravedere una palese, enorme bolla speculativa a beneficio economico di pochi e a mero danno dei territori e delle persone che li vivono.
Gentile Presidente, Le vogliamo inoltre qui ricordare che ci sono norme in vigore in materia di individuazione delle “aree idonee” alla installazione di impianti ad energia rinnovabile. E la verità è che questi impianti eolici appenninici di grande taglia – come anche quelli previsti nelle colline maremmane – andrebbero invece a violare queste disposizioni poiché non solo la loro ubicazione non ricadrebbe in zone idonee, ma in diversi casi comporterebbe addirittura la violazione della fascia di rispetto dei 3 km dai beni tutelati e talora il superamento della quota dei 1200 metri slm, limite oltre il quale in Appennino si impone il vincolo di tutela previsto dalle norme sui beni culturali e paesaggistici.
Probabilmente quello che manca ancor prima di una transizione ecologica è una transizione mentale, cioè non riusciamo ancora a capire quanto sia centrale la risorsa suolo nell’equilibrio degli ecosistemi e nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici (Paolo Pileri, prof. di pianificazione territoriale e progettazione urbanistica, Politecnico di Milano intervista al GR3 di lunedì 28 agosto 2023 - ore 08:45).
Gentile Presidente, confidando che queste parole di Pileri siano illuminanti e confidando che la Regione Toscana e lo Stato italiano vogliano davvero adempiere il compito di tutelare il territorio da qualsiasi attività predatoria e speculativa, Le chiediamo a gran voce che vengano adottate serie e lungimiranti politiche di gestione del territorio che evitino il più possibile il consumo di suolo, partendo dall’individuazione delle aree idonee per l’installazione degli impianti a fonti rinnovabili in conformità a quanto previsto dall’art. 20 del D. Lgs. 199 del 8/11/2021.
È da mesi che associazioni, liberi cittadini e comitati Le hanno inviato richieste di incontro senza mai avere nessun tipo di risposta. Confidiamo nel fatto che questo nostro appello trovi finalmente ascolto.
Cordialmente,
Firenze, 25 settembre 2023Allegato Elenco firmatari
Associazioni, Comitati e Gruppi di liberi cittadini del Mugello, Valtiberina e Valmarecchia, MaremmaWWF Rimini – WWF Forlì Cesena – Italia Nostra Valmarecchia – Italia Nostra Maremma Toscana – Italia Nostra Firenze - Mountain Wilderness Italia aps - Associazione Culturale D’la dè Foss (Al di là del Fosso) APS - I Cammini di Francesco in Toscana - Associazione ALTURA - Club Alpino Regione Toscana - Gioconda Valmarecchia - Prometeo Bike APS - Crinali Bene Comune – A.I.A.C.E. Associazione Italiana per l'Ambiente e Cultura le Emergenze - Associazione Atto Primo Salute Ambiente Cultura - Movimento per la Terra e la Comunità Umana - CTCM Comitato Tutela Crinale Mugellano - Dicomano che Verrà - Forum Ambientalista Toscano - Associazione Pygargus - Comitato Grosseto Aria Pulita - Associazione Grosseto al Centro - GrIG Gruppo d’Intervento Giuridico - Rete Toscana per la Difesa del Verde Pubblico - Appennino Sostenibile
Volta
Non parliamo di "un certo impatto" ma di DEVASTAZIONE di ECOSISTEMI TUTELATI, di beni paesaggistici e ambientali e di risorse naturali, tutte cose che le linee d'indirizzo Europee, Nazionali e Regionali dicono ESPLICITAMENTE di evitare, quando non vietano espressamente, la stessa Regione Toscana , recependo tali normative, indica che tali impianti devono essere realizzati nei "brown fields" ovvero aree degradate dall'utilizzo umano, al fine di recuperarle e valorizzarle, qui viene fatto l'esatto contrario: si prendono aree di valore ambientale , faunistico e paesaggistico e si sfruttano degradandole, e l'unica motivazione è speculativa, perchè tali terreni costano poco o nulla e questi impianti rendono tantissimo per gli incentivi e le tariffe , compreso il dispacciamento (ovvero pagare in bolletta le pale per tenerle ferme quando tira vento ma non c'è richiesta d'energia)
G.I.
Su dove fare gli impianti eolici ci si può mettere d'accordo, trovo giustissimo evitare le aree di maggior pregio, ma, se vogliamo che siano un'alternativa credibile alla produzione di elettricità da combustibili fossili, ne servirebbero tanti, quindi non si possono fare troppe eccezioni. E vanno costruiti dove tira vento, il che avviene soprattutto in prossimità della costa o dei rilievi; nei "brown fields" e sui tetti di case e fabbriche si possono costruire altri tipi di impianti, ad esempio fotovoltaici o per lo sfruttamento delle biomasse. Se poi si ritiene che il cambiamento climatico non sia di origine antropica o non sia un problema reale e molto serio, allora è un altro discorso.
Alessandro
e perchè allora non farli sui valichi appenninici autostradali, come fanno in Austria e Slovenia ad esempio? Le infrastrutture esistono già, il vento sarebbe lo stesso e la devastazione sarebbe zero.
Volta
Non parliamo di "un certo impatto" ma di DEVASTAZIONE di ECOSISTEMI TUTELATI, di beni paesaggistici e ambientali e di risorse naturali, tutte cose che le linee d'indirizzo Europee, Nazionali e Regionali dicono ESPLICITAMENTE di evitare, quando non vietano espressamente, la stessa Regione Toscana , recependo tali normative, indica che tali impianti devono essere realizzati nei "brown fields" ovvero aree degradate dall'utilizzo umano, al fine di recuperarle e valorizzarle, qui viene fatto l'esatto contrario: si prendono aree di valore ambientale , faunistico e paesaggistico e si sfruttano degradandole, e l'unica motivazione è speculativa, perchè tali terreni costano poco o nulla e questi impianti rendono tantissimo per gli incentivi e le tariffe , compreso il dispacciamento (ovvero pagare in bolletta le pale per tenerle ferme quando tira vento ma non c'è richiesta d'energia)
G.I.
OK, gli impianti eolici hanno un certo impatto sul territorio, ma, salvo non si sia disponibili a una riduzione draconiana dei consumi, con un forte impatto su economia, occupazione e stile di vita (che a me, peraltro, entro certi limiti potrebbe andar bene), quali sono le alternative, a parte nucleare ed eolico, per produrre energia elettrica in abbondanza quando il sole non splende alto nel cielo senza emettere al contempo anche tanta anidride carbonica? Certo, non è necessario costruire gli impianti eolici per forza in Toscana, si potrebbe metterne di più altrove, ma dove? Non sarà poi la Toscana a fare la differenza a livello globale, ma perché altri dovrebbero fare quello che noi non facciamo? Il riscaldamento climatico è una questione seria, c'è il rischio che fra cento anni gran parte dell'Italia diventi brulla come il nord Africa... Per me, salvo poche eccezioni, meglio le pale!
Alessandro
Non è con i discorsi generici (e ideologici) che si gestisce il territorio. GESTIRE vuol dire trovare un equilibrio tra la tutela dell'ambiente e i fabbisogni dell'economia umana, quando questa prevale sull'ambiente si chiama sfruttamento, speculazione e porta la devastazione e la distruzione di un bene irrinunciabile: l'ambiente, che poi tale distruzione avvenga nel nome della tutela dell'ambiente dimostra solo il livello di malafede dei soggetti pubblici e privati che se ne fanno promotori. Tra parentesi le fonti energetiche DISCONTINUE come l'eolico non risolvono nessun problema a livello di fabbisogno nazionale, perchè non producono l'energia quando serve alla rete ma solo quando tira vento e quando la producono è troppa o troppo poca, come testimoniano i rapporti di TERNA che gestisce la distribuzione dell'elettricità in Italia, vale la pena leggerli per capire di cosa parliamo.
G.I.
Appunto: proprio perché la produzione di elettricità da fonti eoliche è intermittente servirebbe una rete composta da molti impianti, ben distribuiti sul territorio, collegati a impianti idroelettrici con stazioni di pompaggio con funzioni di accumulo/tampone e dotata di linee di trasmissioni efficienti. Visto che propone, giustamente, di leggere i rapporti forniti da Terna, faccio presente che i dati del 2022 relativi alla produzione da varie fonti e al fabbisogno di elettricità nelle 24 ore mostrano un elevato consumo anche di notte, con un contributo da parte delle rinnovabili molto basso. Dunque la domanda è: qual è il sistema meno peggio per produrre elettricità contribuendo poco alla immissione di CO2? Se l'eolico non le piace, passiamo al nucleare a fissione ? Tronchiamo i consumi notturni? Oppure ignoriamo l'effetto serra e i problemi connessi al cambiamento climatico?
Alessandro
Quanto all'effetto dei gas serra: i valori sono passati da 11280 ppm nell'era preindustriale agli odierni 11430 ppm con un incremento di poco più dell'1% , infatti i valori dei due principali gas serra sono 11000 ppm l'H2Ovap e 430 ppm la CO2 , di quell'1% quella di origine umana è solo una piccola parte, e di quella piccola parte noi in Europa ne emettiamo una piccola frazione, parliamo quindi di uno zero virgola zero zero zero qualcosa percento sul totale.. e che abbiamo anche ridotto parecchio negli ultimi anni, riduzione del tutto annullata dai raddoppi delle emissioni di Cina e India... quindi la devastazione dell'ambiente è una catastrofe certa sul crinale, i benefici per l'ambiente sono solo supposti, anche se molto sopravvalutati e sponsorizzati a suon di milioni.
Volta
Di sistemi ne esistono tantissimi, ad esempio i biogas che essendo di origine organica (come i reflui fognari) emettono la co2 che hanno assorbito le materie di origine, con un bilancio netto pari a zero in quanto a emissioni, per ogni kw di eolico installato si deve prevedere 1kw di centrale a gas per poter compensare la mancanza di produzione da eolico quando c'è richiesta, e raddoppiare le infrasfrutture ( installare 2kw per averne 1 utilizzabile) non è ecologico nè sostenibile oltre a essere una scelta idiota, paghi due prendi uno. Quanto al vento sul crinale i dati non sono stati resi noti, quindi quello che chiede è un atto di fede, cieca, pronta e assoluta, ma quei tempi sono andati caro mio... e comunque la scelta migliore resta sempre l'eliminazione degli sprechi, come da rapporto ISPRA